Ne abbiamo fatta esperienza quando, in breve tempo, abbiamo mangiato grandi quantità di cibo. Nella pratica clinica, si parla di “disturbo da alimentazione incontrollata”.
E’ come se veniamo sopraffatti da un pensiero irresistibile, un desiderio di cose dolci o salate; se ne abbiamo in casa, iniziamo e finiamo il pacco aperto con la promessa, a noi stessi, che ne prenderemo solo un po’, ma poi non resistiamo. Quanto più ci imponiamo di essere rigorosi nel controllo, tanto più si impone il desiderio di trasgredire al divieto. E’ come se si attivassero due voci al nostro interno, una rigorosa, salutista, controllata, l’altra trasgressiva e ribelle. Dopo l’abbuffata, la prima voce ci affligge con i sensi di colpa e si impegna a trovare una soluzione: di solito ci si propone di evitare la spesa in eccesso, oppure di andare a letto (se le crisi sono serali) prima che in serata si scateni la guerra tra il desiderio e le sue restrizioni; così si va avanti ancora per un po’. Questo è ciò che accade nel binge eating e che può rappresentare la lotta di una vita intera; non si arriva alla complessità della bulimia e dell’anoressia, si è in sovrappeso, talvolta non si raggiunge l’obesità, ma resta una costante nella vita della persona che, quotidianamente, deve fare i conti con questa tendenza, attraversando fasi alterne di alti e di bassi.
Nella mia pratica clinica mi è capitato molto spesso di osservare elementi non riportati nelle ricerche sull’argomento, ma che nella cura delle persone risultano di non poca rilevanza. Ho osservato, abbastanza spesso, che si tratta di persone con una grande energia interna e uno spirito indomito e che la vita ha orientato in una direzione contraria a quella che avrebbero potuto o voluto esprimere in condizioni favorevoli. Il contrasto interno, non consapevolizzato, si esprime in sintomi di ansia, irrequietezza, abbassamento dell’umore; talvolta, il vuoto interno viene percepito come sensazione di fame; si comincia a buttare dentro cibo che nell’immediato, soddisfa, stordisce e appaga, subito dopo, abbatte e sconforta.
Queste persone (per lo più donne), spesso hanno dovuto sviluppare, nel corso delle loro vite, per motivi diversi, un rigoroso controllo delle proprie emozioni per far quadrare la vita intorno ad obiettivi sovente di altri (partner, figli, lavoro, esigenze familiari, ecc.) e si sono dimenticati di sé stesse. Unica trasgressione possibile, purtroppo, seppure contraria alla salute personale, è quella di concedersi un po’ di piacere attraverso il cibo. Questa è la loro rivincita/sconfitta rispetto alla vita, gioia e dolore, amore e odio.
La perdita di controllo durante l’abbuffata è l’atto rivoluzionario che la persona si consente per gridare la propria libertà e il proprio dissenso.
Ma perché alcune persone trovano questa soluzione al conflitto interno invece di individuarne di più funzionali?
Dalla pratica clinica, ho compreso che le persone che vanno in questa direzione hanno tutte spiccate qualità sensoriali, sono volitive, carismatiche, curiose, si annoiano facilmente delle routine consolidate e se non hanno sviluppato un disturbo d’ansia, a volte, riescono a dirsi senza mezzi termini che i loro desideri erano altri e che la vita ha impedito loro di realizzarli.
E’ il disturbo d’ansia che le conduce spesso in terapia e non l’abitudine alimentare disfunzionale, a riprova del fatto che questo sintomo non è riconosciuto dalle persone (direi anche dai medici di base) come un problema dietro cui si nasconde altro; spesso, si scatena prima del disturbo d’ansia che potrebbe essere, in questo modo, prevenuto.
Che fare?
Bisogna lavorare sodo su se stessi per accrescere la consapevolezza di come funzioniamo.
Riporto in questo articolo le mie riflessioni di clinica attenta e curiosa verso le dinamiche interiori, senza la presunzione di esaurire il tema del binge eating e con la sola intenzione di risultare utile mezzo di riflessione personale.
(Articolo scritto dalla dott.ssa Antonietta Lapegna sulla base della esperienza clinica, dello studio e degli approfondimenti sul tema in esame).
Per ulteriori info sull’argomento visita il sito www.psichidea.it in particolare la parte dedicata ai disturbi alimentari e alla mindfulness.