Sentirsi giù, senza voglia, senza desideri, si pensa al passato con nostalgia, oppure con un senso di impotenza, lo sguardo è basso, tutto risulta appannato, velato da una tristezza visibile agli altri perché manca la luce nello sguardo e il guizzo della vita. Il presente è pesante, il passo strascicato di chi è privo di forze e fa fatica a metterne uno dietro l’altro; meglio il letto in cui far tacere col sonno ogni ambascia, oppure il divano su cui trascorrere un tempo ad occhi fintamente attenti a qualsiasi programma della tv spazzatura. Del futuro manco a parlarne, la mente che mente propone scenari agghiaccianti. Meglio stare fermi, non muoversi, gli sbalzi nello spazio e nel tempo possono rivelarsi disastrosi.
Chi soffre di un disturbo depressivo racconta di vivere così.
Quando ne è fuori resta la paura che torni. Ogni calo anche banale dell’umore può riattivare quel senso di vuoto, quel buco allo stomaco che anticipa ogni caduta.
Uno stile remissivo, una modalità di essere al mondo spesso tendente allo sguardo rivolto all’interno piuttosto che all’esplorazione esterna, un bisogno di essere apprezzato/a, amato/a, e invece sentirsi sempre svalutato/a, incapace di rispondere alle sfide della vita e del mondo con piglio deciso e assolutamente determinato all’obiettivo; lasciarsi vivere, lasciar fare all’altro per scongiurare il conflitto e la paura del fallimento. Un senso di perdita. Qualcosa è andato via portando con sé l’immagine che ci si era costruita. Una questione sottile, estremamente seria, un vuoto che si insinua un po’ per volta: stanchezza, attenzione ridotta, vuoti di memoria, cerchio alla testa. In un tempo attuale così mal messo, non è improbabile che, anche piccoli fallimenti, riescano ad incrinare vite che avanzano sul filo; senza parlare dei grandi eventi che possono attraversare le vite di tutti provocando malesseri reattivi: un lutto, una separazione, la fine di un amore, la perdita del lavoro, un esame fallito, un accidente naturale. A guardare bene siamo tutti esposti, tutti potenzialmente a rischio.
Spesso si declina così la depressione ma non solo, ha degli aspetti trasversali a molti altri disturbi psicologici; molto spesso, a seconda del periodo di vita che attraversiamo, ci spostiamo su questo versante per qualche aspetto, per poi superarlo e andare oltre. Ma la depressione ha anche aspetti insidiosi che si nascondono dietro a sintomi apparentemente passivi.
Sovente rappresenta la naturale evoluzione di storie di vita fondate sulla “mancanza”, sulla “assenza” di ciò che nutre l’anima fin da bambini e, in tal caso, è fondamentale lavorare sulla formazione dei pensieri disfunzionali che sostengono una immagine di sé non amabile e priva di valore.
Altre volte è il tempo attuale, in personalità fragili e poco strutturate, che rende possibile la comparsa di sintomi depressivi. L’immagine idealizzata di come dovremmo essere, spacciata come possibile dai mezzi di informazione e dai social media, e l’impossibilità a realizzarla; il confronto con gli altri che appaiono sempre meglio, ci fa percepire come scarsamente capaci, fa generare pensieri di impotenza e di inefficacia che attribuiamo al nostro scarso valore. Senza uno spirito critico indugiamo e crediamo che gli standard che vengono richiesti siano giusti e legittimati dal desiderio di successo che domina il tempo presente. La dis-umanizzazione è dietro l’angolo e noi pensiamo bene del peggio che può capitarci.
La depressione, tuttavia, può declinarsi anche in un atto di aggressività verso l’altro e il mondo, una modalità fintamente passiva per urlare la propria avversione. Insomma, un modo per “farla pagare” a chi ci sta vicino. La persona, inconsapevole delle dinamiche che mette in atto, sacrifica se stessa e l’altro/a sull’altare della guerra ad oltranza. E’ difficile far uscire dall’ombra e portare alla luce della consapevolezza queste verità nascoste; comprendere che affogare insieme non è la soluzione, spesso richiede un duro lavoro su se stessi.
Ci sono poi molti disturbi psichiatrici in cui l’umore depresso si manifesta con tutta la sua forza e intensità a dimostrazione del fatto che è sempre la complessità a dominare il campo della psiche.
Si stima che tra dieci anni la depressione sarà una delle patologie più frequenti, con un forte impatto sociale ed economico.
Attualmente, è considerata dall’OMS seconda, come incidenza, solo all’infarto.
Se fossimo lungimiranti, ci occuperemmo dei disturbi psicologici almeno quanto quelli che affliggono il nostro corpo. E’ necessario diventare forti, saldi, capaci di affrontare le difficoltà della vita con strumenti e ancoraggi eccezionali, studiati e sperimentati. Cominciare presto, già nella scuola dell’infanzia, attrezzando i genitori, gli insegnanti, aumentando la loro consapevolezza al ruolo e allo sforzo che sono chiamati a compiere per promuovere la salute mentale.
E’ necessario che l’adulto protegga se stesso, il suo bambino che poi diverrà adolescente, che sviluppi delle qualità, delle modalità che, attraverso un sano esempio, potenzino le abilità che tutti possediamo ma che spesso sono sopite o dimenticate.
L’uomo contemporaneo può nuocere gravemente a se stesso, essere disorientato su ciò che fa bene, ma i mezzi per aiutarsi ci sono, spesso è necessario coraggio per scegliere la salute e la qualità della vita.
(Articolo scritto dalla dott.ssa Antonietta Lapegna sulla base degli studi condotti e della esperienza clinica).