“Si può sfuggire a un pericolo esterno scappando; fuggire da un pericolo interno è un’impresa difficile.”
Sigmund Freud
Il disturbo d’ansia è caratterizzato da uno stato emotivo molto spiacevole, gravato da tensione e nervosismo e accompagnato da sintomi fisiologici più o meno accentuati come palpitazioni cardiache, tremore, sensazione di soffocamento, nausea, vertigini, cefalee, spasmi addominali e sudorazione fredda.
Scrive A. T. Beck:
“Un violinista di successo sente le dita irrigidirsi appena inizia a suonare di fronte al pubblico.
Uno studente, durante un esame orale, sente un vuoto nella testa ed è incapace di parlare.
Uno studente di medicina che partecipa alla sua prima operazione si sente svenire.
Ognuna di queste situazioni è caratteristica di quella condizione definita come ansia.”
I sintomi vengono attivati da uno stimolo valutato dal soggetto come pericoloso. Quando il pericolo è reale e concreto la reazione fisiologica risponde ad un preciso impulso primitivo che è funzionale alla sopravvivenza stessa. Può accadere però che lo stimolo ritenuto una minaccia non sia tale in realtà e che nonostante tutto il soggetto avverta alcuni dei sintomi sopra menzionati. In sostanza, l’ansia è generalmente considerata una reazione normale quando è attivata da uno stimolo “realmente” pericoloso. Se il livello di ansia è fortemente sproporzionato rispetto al rischio e la gravità del possibile pericolo e se continua anche oltre il pericolo stesso, la reazione è dunque considerata anormale.
I sintomi che caratterizzano un disturbo d’ansia possono essere divisi in cognitivi (mente confusa, l’ambiente sembra diverso, senso di irrealtà, paura di perdere il controllo, ecc.), affettivi (impazienza, disagio, timore, agitazione, ecc.), comportamentali (evitamento, iperventilazione, collasso, ecc.) e fisiologici (difficoltà respiratoria, palpitazioni, tremore, ecc.).
Per la terapia cognitivo comportamentale comprendere l’ansia del paziente significa chiarire la struttura teorica di riferimento della persona e le sue distorsioni cognitive, lavorare sui suoi pensieri, le sue immagini, su quello che sta sperimentando emotivamente, sulle strategie che mette in atto alla percezione del pericolo. Questo lavoro preliminare è necessario per poi proseguire alla ristrutturazione cognitiva attraverso strategie e tecniche sia cognitive che comportamentali che conducono il paziente al cambiamento e alla sicurezza di sé. Poiché il disturbo d’ansia condiziona fortemente la vita della persona che vede limitarsi sempre più il proprio spazio d’azione con un grosso investimento di energie psichiche rivolto a gestire e contenere la paura e la preoccupazione, la persona si rivolge alla psicoterapia nella speranza di alleggerire lo stato di disagio. La terapia cognitivo comportamentale è risultata la più efficace nel trattamento di questo disturbo e mira a risolvere primariamente il sintomo. Inoltre, l’associazione degli elementi cognitivisti con quelli comportamentisti consente un doppio intervento che va ad esplorare da un lato, il sistema di valori, le rappresentazioni e l’iperattivazione del sistema di allarme soggettivo e dall’altro insegna l’utilizzo e la gestione più efficace dell’ansia attraverso strategie e tecniche di provata efficacia.