È presente spesso in famiglia
e fin dalla tenera età è l’agnello sacrificale sul quale far convergere le tensioni del clan.
Non è una stinco di santa ma neanche l’impersonificazione del diavolo.
Fa di testa sua, a volte; spesso qualunque cosa faccia non va bene.
Pesa su di lei l’idea che gli altri si sono fatta e che mai viene messa in dubbio,
anche se vincesse il premio nobel.
Vive tutta la vita (o quasi) nel tentativo di piacere a chi la svaluta,
ma poi ne comprende l’inutilità e va avanti da sola,
con aria strafottente o con un grande peso allo stomaco.
In ogni caso non sa come uscirne, perché in ogni caso è perdente.
Improvvisamente, però, comincia a vedersi persino bella!
Non sa come sia accaduto ma sente che quel tono di “nero” non è
tanto male
e anzi, comincia a piacersi così com’è!
Dissentire dal coro le fa sentire qualche piacere e avverte che quelle che dice, non sono sciocchezze, che a qualcuno piacciono e che lei si diverte a dirle.
Comincia a sentire che è stato un bene non aderire alla cultura del clan
e che questo ha reso il suo pensiero più flessibile;
che gli altri apprezzano la sua gentilezza esercitata per piacere e che ora, finalmente libera, può manifestarsi con chi lo merita.
Guarda al clan con un sorriso, pensando alla fortuna che ha avuto e alla libertà che da un certo punto, ha potuto godere.
Senza rimpianti, si veste di nero, orgogliosa e vera!