La Fibromialgia può essere assimilata ad altre malattie come la Sindrome da Stanchezza Cronica, le Sindromi miofasciali e la Cefalea muscolo-tensiva.
E’ interessante che venga anche detta Sindrome di Atlante. Nella mitologia greca, Atlante è figlio di Giapeto e Climene, viene punito da Zeus a tenere sulle sue spalle il globo terrestre perché ha cospirato con Crono contro di lui, il dio supremo.
Non è un caso che molto spesso le persone che soffrono di Fibromialgia riferiscano di sentirsi il peso del mondo addosso.
Questa malattia è presente maggiormente nelle donne e i sintomi si manifestano con dolori cronici diffusi che spesso migrano da una parte all’altra del corpo con punti particolarmente dolosi se toccati; sovente ci sono aree particolarmente interessate dal dolore che si presenta, sempre costante; inoltre l’affaticamento, il sentirsi senza forze, senza energia e il bisogno di stare a letto nel tentativo di recuperare uno stato di attivazione tale da consentire un buon funzionamento quotidiano, fa spesso ipotizzare la contemporanea presenza di un disturbo depressivo. Infatti, spesso alla Fibromialgia può seguire un umore depresso in quanto la persona che soffre di stanchezza e dolori continui, vede limitata la sua vita che può impoverirsi di stimoli attivanti nel tentativo di evitare di soffrire e alleggerire la quotidianità. Tuttavia, gli evitamenti col tempo possono causare un senso di impotenza e di inefficacia personale e vanno a indebolire l’immagine di sé fragile e sempre stanca.
Le cause di questa malattia non sono ancora state individuate e, al momento, l’ipotesi più accreditata riguarda una multifattorialità che chiama in campo diverse cause predisponenti sia di natura genetica sia di natura ambientale, ad esempio la fragilità del sistema immunitario, l’inquinamento e anche l’alimentazione.
La diagnosi non è facile proprio a causa di questa molteplicità di fattori e si basa sulla presenza del dolore cronico, il rischio, considerata la multifattorialità, potrebbe essere quello di indirizzare la cura solo in una direzione, al contrario è importante che la malattia sia al centro di un processo complesso di guarigione. La ricerca attualmente è molto attiva al riguardo e si spera presto avremo maggiori strumenti conoscitivi anche perché, in Italia si è stimato che siano circa quattro milioni le persone che ne soffrono.
Per questi motivi, la terapia passa attraverso diversi interventi: prima di tutto l’alimentazione. L’ordine di intervento riguarda una personale convinzione circa l’importanza di introdurre i cibi giusti nella cura di questo disturbo; spesso non ci rendiamo conto che uno stato infiammatorio può essere causato dal cibo che assumiamo senza consapevolezza, perciò bisogna fare riferimento ad un medico che conosca questo aspetto e che lo valuti con la dovuta attenzione.
Contemporaneamente è importante valutare una terapia psicologica perché è necessario sostenere la persona e il suo sistema immunitario che si alimenta del ben-essere psicologico. Fino a non molto tempo fa questi malati erano considerati “malati immaginari” perché si tendeva a considerarli tristi, scansafatica, poco inclini a tollerare lo stress, più delicati nel sistema nervoso e meno capaci di affrontare le difficoltà della vita; perciò, prima di giungere ad una diagnosi di fibromialgia spesso si sono visti accusare di cattiva volontà e di scarso coraggio, ciò spesso ha causato in loro un abbassamento dell’autostima e del valore personale. Inoltre, in alcuni casi, queste persone lasciano temporaneamente il lavoro e ciò aggrava ulteriormente l’immagine di sé.
La fisioterapia è un’altra indicazione utile a sostegno del processo di guarigione; la persona a causa del dolore cronico evita il movimento e perciò i trattamenti riabilitativi ed anche esercizi di ginnastica abilmente graduati possono essere d’aiuto.
La terapia farmacologica va presa in considerazione, se necessario, valutando il grado di compromissione della persona ma, secondo il mio parere, mai come terapia esclusiva e senza considerare gli interventi precedenti.
Articolo scritto dalla dott.ssa Antonietta Lapegna sulla base degli studi condotti e della esperienza clinica.
NOTA BENE: le informazioni in questa pagina non possono sostituire il parere e le spiegazioni del tuo medico.