Com’è facile insultare la vita con la guerra.
Cadere nell’impulso che divide,
nello stile giudicante ed arrogante.
Più o meno consapevolmente e spesso per leggerezza,
ci lasciamo andare a visioni del mondo e della vita che ostacolano
la visione orientata al bene.
Ci proclamiamo contro la violenza e ne coviamo dentro tanta.
Indossiamo maschere che vestiamo, diverse, ad ogni occasione.
Vogliamo la pace, lo proclamiamo a gran voce, ma poi istighiamo alla guerra ogni volta che ne abbiamo l’occasione.
Non parlo della guerra attuale.
Questa è solo l’effetto di cause molto lontane, prevedibili, purtroppo;
così come prevedibili sono le nostre guerre in famiglia, al lavoro, dentro di noi: tante voci che suggeriscono cose diverse ci allertano e ci contaminano, si fanno la guerra.
Guerra e Pace dentro, tante ferite e tanto dolore. Noi non lo vediamo, preferiamo stordirci attraverso appagamenti superficiali e all’occorrenza anche la guerra può servire.
Che tutto rientri però nel gioco del “non rischiare troppo”, del “non andare troppo in fondo”, che tutto resti superficiale, anche a costo di non averla mai l’agognata “pace dentro”. Ci toglierebbe il gusto del lamento, ci impedirebbe il tormento dell’altro.
Ottenere la pace dentro è un lavoro serio, faticoso, per persone curiose e instancabili, dissidenti e rivoluzionarie; decise a lavorare sulla maschera perché vogliono essere vere. Instancabili e determinate risolvono i conflitti senza sforzo, perché il bene dell’uno non è mai a danno dell’altro e perciò, con l’anima orientata al bene, sono capaci di vivere sani nella mente e nel corpo, riconoscenti che questo passaggio sulla terra sia un’occasione da non sprecare.