Essere Madre,
essere insieme, uniti, carne nella carne.
Essere madre è contenere il bisogno di tornare alla fusione.
Atto supremo di generosità, desiderio e contenimento, perché così è giusto.
Ti faccio nascere e ti lascio andare.
Desiderio mai più soddisfatto se non in quei pochi mesi di vicinanza in cui cominciamo a conoscerci.
Dentro io ti proteggo da ogni male, fuori sei canna al vento.
Osservo da lontano e taccio, non si può contrastare il maestrale.
Resto in silenzio perché tu faccia esperienza e perché possa imparare dai tuoi errori, non mi sostituirò mai a te anche se temo tu possa farti un po’ male.
Valuterò a distanza il rischio che corri e solo se i costi saranno troppo alti
diverrò leonessa pronta al salto.
La tua adultità segnerà un nuovo passo e io saprò stare al mio posto.
Poche parole, mi auguro quelle giuste, a te la responsabilità della vita.
Nel bene come nel male ti sarò accanto ma mai più come prima.
Poiché mi fido di te e del destino lascerò che ogni cosa si compia.
Mi capita sempre di parlare con le madri e i padri dei bambini e degli adolescenti che seguo, della presenza discreta che ogni genitore deve esercitare nella vita dei propri figli.
Compito difficile, facile da fraintendere.
“Ma allora devo lasciare che faccia quello che vuole!” mi chiedono,
“no, lo deve osservare e intervenire quando è necessario”.
Ma quando è necessario?
La valutazione personale può essere ambigua poiché investe il vissuto del genitore e non può essere chiarita sbrigativamente in poche parole.
Io direi che “necessario” ha a che fare col futuro, con quello che ci si augura per un figlio con una proiezione a medio e lungo tempo.
E’ un allenamento all’equilibrio, in cui molte delle qualità necessarie vanno in controtendenza col momento attuale.
Prima di tutto “osservare”, senza pregiudizi, senza prevenzioni, senza proiezioni, con uno sguardo che vuole conoscere senza giudicare.
Così si conosce un figlio, senza fretta, con un tempo che non deve essere per forza dilatato ma piuttosto attento, concentrato, un tempo curioso.
Il tempo ostile dei nostri giorni induce altre priorità, altri bisogni.
Oggi è fondamentale chiarire a se stessi che persone si vuole essere e poi che genitori si vuole diventare, sono due questioni da cui non si può prescindere.
Quali sono i rischi di queste mancate riflessioni?
Lasciarsi sorprendere dalle difficoltà della vita senza mezzi per affrontarle; proiettare sui figli i propri desideri mai realizzati e pretendere da loro che li realizzino; ignorare la loro natura e mai conoscerli per quello che sono; risultare di ostacolo alla loro realizzazione; essere vissuti dai figli come nemici e non come sostegno e luogo di cure amorevoli.
Un elenco lungo che fa immaginare tanta sofferenza per tutti, senza parlare poi delle ripercussioni sociali che persone infelici, non realizzate, riverseranno intorno a loro, spargendo a piene mani pensieri negativi e ostilità.
Come fare?
E’ necessario partire da sé e dalla propria evoluzione personale, bisogna nuovamente imparare ad essere persone consapevoli e se non siamo in grado di compiere passi da soli, facciamolo in compagnia, facciamoci aiutare.
Il vero cambiamento parte da sé stessi.